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Il Consiglio Nazionale del CONI chiede una riforma dello sport italiano

Giorgio Brandolin boccia la riforma Spadafora

Il Consiglio Nazionale del CONI, ascoltata la Relazione del Presidente Malagò, la approva.

Il Consiglio Nazionale, preso atto dell’impossibilità politica e tecnica dell’utilizzo dello strumento della legge delega per riformare lo Sport Italiano e risolvere le questioni aperte dalla legge 145/2018 e tutt’ora irrisolte, riguardanti l’autonomia del CONI, la sua funzionalità e le prerogative ad esso assegnate dalla Carta Olimpica

RITIENE

che si debba aprire una fase di riforma complessiva e condivisa dello Sport Italiano attraverso uno strumento legislativo ordinario e il CONI, quale Confederazione delle Federazioni Sportive Nazionali e delle Discipline Sportive Associate, unitamente agli Enti di Promozione Sportiva e alle Associazioni Benemerite, è pronto a fornire idee, proposte e priorità oggi indispensabili anche per affrontare l’emergenza epidemiologica in atto.

I punti essenziali della riforma che il mondo dello sport evidenzia sono:

  1. liberare le Federazioni sportive nazionali e le Discipline sportive associate da una pluralità di autorità vigilanti e da oneri burocratici e formalistici (ad esempio, “modello EAS” e inserimento nell’Elenco ISTAT), che comportano non solo conseguenze economiche, ma anche l’applicazione di normative specifiche da cui discendono gravosi adempimenti amministrativi, che non tengono conto della peculiarità e della specificità dello sport;
  2. programmare per il prossimo triennio uno stanziamento pari al  taddoppio dell’attuale cifra prevista dal finanziamento allo sport, di cui alle entrate incassate dal bilancio dello Stato derivanti dal versamento delle imposte nei settori di attività sportiva. La differenza tra l’attuale stanziamento ordinario, peraltro ad oggi non ancora completamente erogato ed il cui ritardo è assolutamente  ingiustificabile, e la misura invocata deve essere interamente destinata alle associazioni e società sportive dilettantistiche attraverso gli Organismi di loro affiliazione (Federazioni sportive nazionali, Discipline sportive associate e Enti di promozione sportiva);
  3. risolvere il problema immediato del ristoro dei danni provocati dalla decisione di chiudere le palestre, le piscine e gli impianti nei comprensori sciistici, decisione peraltro assunta senza interpellare il CONI e gli organismi sportivi e che presenta ricadute contraddittorie e, in alcuni casi, profondamente dannose; le cifre circolate fino ad ora sono assolutamente inadeguate rispetto al danno provocato, anche tenuto conto delle ingenti spese nel frattempo affrontate dai gestori degli impianti per adeguarli alle normative di sicurezza anti – Covid e che avevano dimostrato l’assoluta validità dei protocolli adottati;
  4. risolvere in tempi certi e rapidi il problema delle palestre scolastiche in uso alle migliaia di associazioni e società sportive dilettantistiche, che altrimenti cesserebbero le loro attività con effetti disastrosi per l’intera società italiana. A pochi giorni dalla riapertura delle scuole ci si ricorda delle palestre scolastiche e dei corsi sportivi pomeridiani, gestiti dalle associazioni e società sportive dilettantistiche, ma ci si ricorda solo sulla carta e nel modo sbagliato, poiché “ridisegnare il modello sportivo italiano” implica saper progettare, avere una idea complessiva delle dinamiche dello sport e, soprattutto, offrire soluzioni e non slogan. Inoltre, è mortificante dover assistere ad una competizione di priorità tra il mondo della didattica e quello dello sport;
  5. introdurre l’educazione fisica nelle scuole di ogni ordine e grado, per questo è indispensabile l’assunzione di migliaia di laureati in scienze motorie come docenti scolastici, così da non lasciare tutto il peso sulle spalle dei genitori nel dopo-scuola e sul solo associazionismo sportivo, con gravi ripercussioni sulle disuguaglianze sociali, come dimostrato da ricerche che indicano per un milione e mezzo di bambini l’impossibilità a fare qualsiasi attività, compreso lo sport tema nell’epoca COVID più che mai di assoluta attualità ed emergenza. Le risorse per affrontare e risolvere questo problema insoluto da moltissimi anni si possono trovare nell’ambito del cosiddetto “New Generation Fund”.

Il Consiglio Nazionale è pronto ad affrontare l’attenuazione del vincolo sportivo, che deve essere coerentemente affidata all’autonomia delle Federazioni sportive nazionali o delle Discipline sportive associate, tenuto conto delle realtà e degli investimenti che sono necessari per far crescere un atleta, ed in caso di loro inadempienze, deve essere previsto l’intervento del CONI.
Per quanto riguarda il tema del lavoro sportivo, ogni disposizione che introduca maggiori tutele giuslavoristiche e previdenziali va accolta con grande favore; tuttavia, soprattutto in tempi di pandemia e dei relativi effetti sul contesto socio-economico, per favorire il passaggio delle associazioni e società sportive dilettantistiche, gestite su base volontaria,
allo status di datore di lavoro che assume, devono necessariamente essere riconosciuti specifici aiuti pubblici e/o sgravi contributivi ovvero fiscali a proprio carico, da prendere in considerazione alla definitiva conclusione dell’emergenza sanitaria.

Il CONI ha già avviato un processo preordinato ad assicurare una oggettiva parità di genere in tutte le professioni sportive regolamentate e negli organi decisionali del modello sportivo organizzato, processo che deve essere ulteriormente sviluppato: Il CONI è, altresì, pronto a favorire un processo di aggregazione per dimensioni e/o affinità degli Organismi sportivi da esso riconosciuti.
Per quel che riguarda l’autonomia del CONI e l’applicazione della Carta Olimpica, è indispensabile invece l’adozione di uno strumento legislativo d’urgenza che contenga una dotazione di personale, ma anche di beni mobili e immobili, che sia in grado di fare uscire il CONI dal perdurante stato di precarietà, considerata peraltro l’imminenza dei Giochi Olimpici (in meno di diciotto mesi si avranno due Olimpiadi) e tenendo conto anche della drammatica urgenza già formalizzata a più riprese dal CIO. 

L’appartenenza del Comitato Olimpico Italiano ad un consesso internazionale che ha portato il nostro Paese ad essere un riferimento di eccellenza nazionale, considerato come modello a livello internazionale, e ad essere la sesta potenza mondiale dello Sport obbliga tutti al riconoscimento di questo ruolo e di questi risultati e, pertanto, ad attribuire tutte le funzioni indispensabili affinché gli stessi risultati possano essere raggiunti. Del resto, “La Repubblica riconosce e favorisce l’autonomia dell’ordinamento sportivo nazionale, quale articolazione di quello sportivo internazionale facente capo al Comitato Olimpico Internazionale”.
Pertanto, il Consiglio dà mandato al Presidente e alla Giunta Nazionale di interloquire con il Presidente del Consiglio per trovare una rapida soluzione che rispetti la storia e la tradizione dell’Ente e di tutte le realtà che lo caratterizzano sulla base delle proposte precedentemente
avanzate.

Resta ferma l’intenzione del CONI, ente pubblico non economico, soggetto al controllo della Corte dei Conti, anche per evitare che un giorno i suoi rappresentanti, con particolare riguardo agli organi decisionali, debbano essere chiamati a rispondere di atti contrari all’interesse dell’ente, si riserva sin da ora di verificare in tutte le sedi i propri diritti maturati e maturandi che sono, o possono essere, messi a rischio da atti e determinazioni non conformi alle leggi e alle sentenze dello Stato Italiano che nel corso degli anni si sono susseguite, non soltanto da un punto di vista normativo ma anche patrimoniale. 

Il presidente del CONI – Comitato regionale Friuli Venezia Giulia – Giorgio Brandolin ha sottoscritto tale documento che boccia la riforma del Ministro Spadafora (che ha avuto pure il parere contrario dell’ufficio legislativo e legale della Presidenza del Consiglio dei Ministri), concordando la necessità di adottare uno strumento legislativo d’urgenza che contenga una dotazione di personale, ma anche di beni mobili e immobili, che sia in grado di fare uscire il CONI dal perdurante stato di precarietà, considerata peraltro l’imminenza dei Giochi Olimpici (in meno di diciotto mesi si avranno due Olimpiadi) e tenendo conto anche della drammatica urgenza già formalizzata a più riprese dal CIO. Brandolin ha espresso anche la sua delusione per l’astensione da parte degli Enti di Promozione.

Fonte: CONI Friuli Venezia Giulia